domenica, novembre 15, 2009

Cercasi Livorno


Stamani due passi in centro per comprare i giornali e le sigarette. Cammino e rifletto, mentre ombre di gente sconosciuta mi passano accanto nell'indifferenza totale. Disperati agli angoli delle strade, cani legati con guinzagli di spago, passeggini usati come trolley per portare in giro miseria e indignazione. Saracinsche abbassate, colori sfuocati e luci spente. Desolazione nonostante splenda il sole su questa città ormai trasformata nell'anima. Il Downtown è lontano dai nostri sogni e dalle nostre speranze in questa domenica mattina di novembre. Le voci in giro sono incomprensibili. Non capisci nulla di quello che dicono quei visi colorati, un po' gialli, un po' neri, mulatti, rossi e bianchi, ma tutti inesorabilmente trasandati e tristi. Barbe lunghe, capelli stinti, sporchi, vestiti di ogni stoffa e di ogni colore. Non riconosco più la mia città. Cerco nelle strade qualche vecchio ricordo ma il mio sguardo si infrange in una vetrina che vorrei spaccare con la testa. Sono in via Grande, poi piazza Grande, poi ancora via Grande. Penso al cinema Moderno con le due scale che salivano imperiose sui due lati del locale. Penso alla Granguardia e al "barrino" sulla sinistra che non aveva quasi niente. Penso a Torricelli, costretto in un piccolo loculo e alla Upim dove andavo a comprare i quaderni per la scuola.
La mente vola superando il mercato centrale, le Benci, piazza XX e arrivo dove sono nato. Ci arrivo dall'alto volando sopra i tetti rossi e ai fossi sempre più verdi e maledetti. Cerco Celeste, la drogheria dove compravo le mentine di zucchero, le penne, la citrosodina e le rotelle di liquirizia. Cerco la latteria poco lontana dove mia madre comprava il latte rigorosamente fresco. Cerco la macelleria accanto, cerco il bar Campanile proprio sotto casa, la cantina del Brogi alla sinistra, il Tosi per le bombole del gas e tutte le cose per il campeggio. Cerco ma non trovo più nulla. Mi rimane il ricordo, la giovinezza, le corse per arrivare a casa di mia nonna in via Fiorenza per la paghetta e con quei soldi comprare i "figurini" da attaccare con la pastella di acqua e farina. Cerco una Livorno che purtroppo non c'è più e mai più ritornerà.

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1 Commenti:

Blogger jumbolo ha detto...

bel pezzo. massimo rispetto.

15 novembre, 2009 12:05  

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